
La mostra fotografica “Italia da salvare: le «fotografie polemiche» di Carlo Perogalli” raccoglie sedici scatti realizzati dallo storico dell’architettura milanese tra il 1959 e il 1972. Si tratta di una serie di immagini che lo stesso docente del Politecnico di Milano aveva definito “polemiche” e che costituiscono una riflessione sul significato dell’architettura, sul modo nel quale la storia e i Beni Culturali non venivano compresi da molti amministratori pubblici e sulla valorizzazione del patrimonio storico-artistico italiano. Fortemente convinto della necessità di sconfiggere “la brutta e la cattiva architettura” e del bisogno di costruire un mondo caratterizzato da un’elevata e diffusa cultura, queste immagini rappresentano una sorta di sfogo colto sulla società italiana di quei tempi e sulla sottocultura basata sulla distrazione e sull’incapacità di guardare il costruito. Sono immagini semplici ma dalle inquadrature attentamente studiate e impeccabilmente realizzate, che Perogalli scatta in occasione dei suoi innumerevoli viaggi, che da lui sono interpretati come indispensabile condizione per conoscere la realtà e la società contemporanea.
Influenze culturali e attività didattica di Perogalli

Influenzato dalla visione della storia di Benedetto Croce, di Ambrogio Annoni e di Roberto Pane, divenuti suoi riferimenti culturali e, talvolta, amicali, egli dedicò gran parte della sua vita per promuovere la visita diretta a monumenti e ai paesaggi urbani, quale azione indispensabile di conoscenza, che espresse anche nella tradizione delle visite didattiche che operava in qualità di docente di Storia dell’Architettura al Politecnico di Milano. Queste costituivano uno dei portati principali del suo metodo di insegnamento e di impegnato uomo di cultura, oltre che di divulgatore scientifico, saggista, critico e fotografo di architettura. Guardare, comprendere e raccontare le espressioni dell’arte del costruire rappresentavano il metodo educativo che lo spinsero a viaggiare indefessamente in molte regioni del mondo, facendo conoscere a migliaia di persone mete note o quasi sconosciute dell’Italia, d’Europa e dell’Asia Mediterranea. Visite che per molti decenni hanno arricchito le sue lezioni e conferenze e che oggi costituiscono un corpus archivistico di oltre 40.000 scatti conservato, per volontà testamentaria, presso l’Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda (ISAL).
La critica fotografica e il giudizio sociale di Perogalli

La serie di immagini in mostra è emblematica della capacità di Perogalli di osservare attentamente la realtà, di rappresentarla in scatti fotografici dal preciso portato comunicativo e di cogliere nelle architetture e nelle porzioni di paesaggio raffigurate i loro più reconditi valori di significato simbolico. Negli scatti in mostra, come d’altronde in tutta la sua produzione di eccellente fotografo, è evidente il personale processo di analisi e di sintesi critica sull’architettura operato da Perogalli, che talvolta si è espresso con arguta ironia. L’immagine quasi iconica scattata a Cassano d’Adda nel 1969 che raffigura un uomo che lo osserva stupito mentre esce da un vespasiano sul quale è appeso un cartello pubblicitario della “Mostra nazionale per la tutela del patrimonio culturale” promossa da Italia Nostra e dal Touring Club Italiano due anni prima, ne costituisce un esempio eclatante. È con questo spirito che nel 1966 fotografa a Mentana (Roma) la pubblicità della “Limonappia” e della “AppiaCola” incastrata sopra la testa di una scultura d’epoca romana e che l’anno successivo riprende una contraddittoria segnaletica stradale per Palestrina, che indica due strade diametralmente opposte per raggiungere la medesima località. Le fotografie di Carlo Perogalli costituiscono il grido di dolore e l’urlo composto di chi non vuole arrendersi all’ignoranza e che non accetta che alcuni monumenti siano trasformati in sviliti spartitraffico o che fondamentali capolavori dell’architettura (es. l’Arco di Traiano di Ancona) siano fagocitati da un tessuto urbano-portuale irrispettoso della Storia.