
La mostra “I FEKETE TRE GENERAZIONI DI SCULTORI EUROPEI A CONFRONTO. Dall’Ungheria alla terra briantea sculture di Galántai Fekete Géza, Fekete Géza Dezső, Fekete Gabriel David” racconta figurativamente la significativa epopea di questa famiglia di scultori che, per eterogenee ragioni, nella seconda metà del XX secolo è giunta in Italia, malgrado i due capostipite abbiano continuato a vivere e a operare in Ungheria. In mostra, dunque, numerose opere degli scultori Galántai Fekete Géza (1906-1976), Fekete Géza Dezső (1939-2021) e Fekete Gabriel David (1972), che offrono una panoramica della loro produzione, estremamente differente per epoche, tecniche esecutive e soggetti raffigurati.
I Fekete testimoni della storia d’Europa

Famiglia di artisti e di scultori, i Fekete hanno attraversato la storia d’Europa del Novecento, testimoniando, attraverso il loro operare, i cambiamenti sociali e politici del continente, fortemente segnato dall’ultimo periodo della magiarizzazione del Regno di Ungheria, dalle due guerre mondiali, dalla deportazione degli ebrei, dalla rivoluzione russa, dalla nascita della Repubblica Popolare d’Ungheria (1949), dalla Rivoluzione Ungherese (1956), dalla caduta del muro di Berlino e lo scioglimento del Patto di Varsavia (1989) e dalla conseguente entrata dell’Ungheria nell’Unione Europea (2004).
Influenza degli eventi storici sull’arte dei Fekete

Sebbene non sia sempre possibile rintracciare puntuali collegamenti figurativi tra i soggetti plasmati o scolpiti dai rappresentanti della famiglia e gli eventi storici accaduti, è evidente che la loro arte sia lo specchio del contesto socio-politico nel quale i suoi rappresentanti hanno operato e si sono formati come uomini e come artisti, assistendo al radicale cambiamento della propria nazione d’origine e dell’Europa. Un contesto nazionale influenzato, più che in altri paesi, dal mutamento del modo di concepire gli scultori e di intendere l’arte, oltre che dalla promozione di inediti modelli di educazione scolastica e dall’esaltazione dei risultati agonistico-sportivi della nazione.
Contributi artistici di Galántai Fekete Géza

Se alcune opere monumentali progettate da Galántai Fekete Géza per essere realizzate nelle piazze e nei parchi urbani di Budapest, presenti in mostra attraverso fotografie d’epoca, furono la risposta al desiderio di una committenza sempre più proiettata verso la comunicazione del sogno e degli ideali dei paesi afferenti al blocco sovietico, altre sculture di più piccole dimensioni e a soggetto sportivo, sono il segnale della grande passione di Fekete Géza Dezső per il calcio, la boxe e le olimpiadi e rappresentano l’orgogliosa risposta ungherese all’Occidente e all’Unione Sovietica che nel 1956 soffocò la rivolta dell’Ungheria con l’impiego dei carrarmati. Le sue sculture rappresentano, infatti, la rivisitazione del modello già in auge durante gli anni della guerra fredda, nel quale lo sport venne impiegato quale strumento di politica interna ed estera. Le prestazioni sportive erano infatti occasioni per sostenere e propagandare una nuova immagine della nazione e attestare, attraverso ricercate vittorie e l’organizzazione di eventi, la supremazia del sistema politico-sociale ungherese.
Contributi artistici di Fekete Gabriel David

In Ungheria e nei paesi dell’est Europa lo sport ebbe una funzione diplomatica per rinforzare le relazioni all’interno del proprio sistema di alleanze e per cercare di essere più attrattivi nei confronti dei paesi del cosiddetto ‘Terzo mondo’, o per evidenziare un avvenuto miglioramento delle relazioni con il blocco rivale. Oltre alle sculture di Galántai Fekete Géza e Fekete Géza Dezső, padre e figlio, in mostra sono esposti ceramiche, gessi, disegni, bronzi e opere metalliche di Fekete Gabriel David (nipote di Galántai), le cui opere costituiscono un inno al ritratto psicologico e alla bellezza femminile perché in esse, come ha affermato il vescovo di Pinerolo Derio Olivero, “quasi se ne vede l’anima”. Le sue sculture sono infatti “molto carnali, eppure pervase di spirito, di vento, di leggerezza”.
Opere esposte

In mostra, dunque, un excursus della produzione artistica di questa famiglia, che ha realizzato anche medaglie commemorative, oggetti ceramici, copertine scultoree per pregiate edizioni d’arte, nella quale, parafrasando ciò che ha dichiarato Carlo Franza, vi si può leggere “malinconia ed ebbrezza, nostalgia e desiderio, natura e storia, libertà e necessità, emozione e pathos, carnalità e spiritualità, e quell’umanità tutta vera e certa che ne svela i moti”.