La Sagrada Familia di Antoni Gaudì: una ‘cattedrale’ in costruzione

La mostra, che raccoglie una serie di fotografie scattate dalla prof. Maria Antonietta Crippa al cantiere della Sagrada Familia, costituisce l’occasione per presentare Antoni Gaudì (1852-1926), architetto spagnolo di fama internazionale. Ha sempre vissuto in Barcellona, dove ha realizzato molte architetture tutte celebri, ma ha dedicato la maggior parte delle sue energie e del suo tempo alla costruzione di un ‘tempio espiatorio’, cioè di una chiesa votiva per la salvaguardia della famiglia contemporanea, sconvolta al suo tempo da impetuose trasformazioni sociali. Innalzata a basilica da Papa Benedetto XVI in visita nel 2010, essa è tuttora uno straordinario cantiere molto attivo. Aperto sin dal 1882, la sua continuità stupisce e richiama alla memoria le grandi fabbriche delle cattedrali medievali, quelle gotiche in particolare. Gaudì si pose in continuità con il senso religioso del medio evo, superando al tempo stesso il sistema costruttivo delle sue cattedrali; ‘trasfigurò’ una chiesa di carattere devozionale in cattedrale, condividendo l’idealizzazione in mito, delle cattedrali medievali propria del romanticismo a lui coevo.

Progettazione e realizzazione della Sagrada Familia

Per la sua realizzazione il grande architetto catalano stabilì fitti dialoghi con gli amici vescovi onde individuare con precisione temi liturgici, allegorie e simboli; non intese concludere la chiesa da solo, come opera tutta sua, bensì darne, in concretezza costruttiva e tramite disegni e modelli in gesso, le regole fondamentali perché altri potessero proseguire con coerenza e libertà al tempo stesso. Non tutto è perfetto in questo cantiere in costruzione, come non tutto lo era nelle cattedrali medievali: la grandiosità ha una potente forza inclusiva; la varietà plastica conferisce all’insieme aerea leggerezza. Per molti aspetti questo cantiere è moderno. Attenendosi alla precisione artigianale che il suo progetto esigeva per sotto il profilo costruttivo e decorativo, Gaudì non escluse però la produzione seriale di componenti (quasi un anticipo della prefabbricazione e della costruzione a secco, per montaggio di parti) e l’utilizzo di materiali diversi, dalle pietre al calcestruzzo armato.

La continuità del cantiere

Tutti sanno che si tratta di un cantiere condotto secondo i più aggiornati criteri gestionali e tecnologici e che affronta a grande scala la sfida della sintesi delle arti, ambizione che i maggiori architetti moderni, anche quelli più rigorosamente razionalisti, non hanno mai abbandonato. Nell’odierna Barcellona esso è attrazione internazionale e segno di una contraddizione sempre latente, poiché la sua prosecuzione nel tempo ha implicato una messa in crisi del principio di autorialità vivissimo nel mondo contemporaneo. La sua logica è infatti in pieno contrasto con quella dello starsystem oggi prevalente. Straordinaria è la sua concezione. Il suo progetto, nell’uso del sistema statico funicolare e spaziale e nella definizione geometrica tramite superfici rigate non ha paragoni.

La dedizione di Gaudì e dei Suoi Collaboratori

Straordinaria è però anche, insieme al suo proprium di edificio ecclesiale innovativo e tradizionale insieme, la dedizione di più generazioni di costruttori, in una catena di trasmissione senza soluzione di continuità, al compito di portarla a termine. Geniale è dunque la fedeltà a questa eredità da parte dei suoi successori di Gaudì alla direzione del cantiere, fedeltà vissuta fino al punto da affrontare nel corso dei lavori molte e difficili incognite nella convinzione di trovarsi in rapporto con una unitarietà dell’opera così rigorosa, così intrinsecamente logica, da poter essere riconosciuta e attuata. Geniale è il sistema liturgico e simbolico. Geniale è infine l’ardimento soprattutto dei più recenti direttori di cantiere nell’aprirsi senza riserve a tutte le tecnologie costruttive e a tutte le innovazioni progettuali e gestionali contemporanee, subordinandole però sempre al valore di segno religioso della cattedrale.

La Direzione del Cantiere nel Tempo

Un breve richiamo storico consente di comprendere quanto la continuità del cantiere si ancora strettamente all’eredità lasciata da Gaudì. Egli assunse l’incarico di direzione del cantiere nel 1883, quando la cripta e l’orientamento della chiesa erano già state definite dal suo predecessore; accettò la richiesta della committenza, la Junta constructora che aveva voluto il ‘tempio espiatorio’, di proseguire nel rispetto di queste premesse. Solo a seguito di qualche notevole donazione egli produsse elaborazioni del progetto primigenio, puntando sulla logica costruttiva del sistema catenario già sperimentato nel progetto della chiesa alla Colona Güell, ma verificandolo nella trasposizione di scala.

L’eredità di Gaudì e il futuro della Sagrada Familia

La direzione attuale del cantiere si è posta al servizio della ‘grande idea’ concepita dal geniale architetto, di trasparente fede. La continuazione del cantiere dopo la morte di Gaudì nel 1926, procedette molto a rilento. Venne accompagnata anche da accese polemiche a scala internazionale perché si temeva il tradimento del geniale progetto e l’uso improprio di materiali e tecniche moderne. Il balzo decisivo per la continuazione dei lavori si ebbe nel 1985 con la direzione del cantiere da parte dell’architetto Jordi Bonet i Armengol, figlio di un allievo di Gaudì. A lui si devono l’introduzione dei processi informatici, il coinvolgimento di artisti di grande levatura –lo scultore Subirachs e il pittore vetratista Vila-Grau -, la gestione molto efficiente del cantiere oggi continuata dall’architetto Jordi Faulì i Oller dopo la conclusione della sua carriera nel 2012.